Come interpretare il grafico dei settori produttivi: Paesi post-industriali
- Dettagli
- Categoria principale: Grafici
- Categoria: Didattica settori
- Creato Giovedì, 23 Maggio 2013 09:36
- Ultima modifica il Martedì, 28 Maggio 2013 19:44
- Scritto da Giorgio Sonnante
- Visite: 14533
Interpretare un grafico dei settori economici è apparentemente facile. Al contrario, ci sono alcuni elementi che possono portare a degli errori di lettura e comprensione. Segui questa guida.
- Come interpretare il grafico dei settori produttivi: prima lettura
- Come interpretare il grafico dei settori produttivi: Paesi agricoli
- Come interpretare il grafico dei settori produttivi: Paesi in via di sviluppo
- Come interpretare il grafico dei settori produttivi: Paesi post-industriali (questo articolo)
- Come interpretare il grafico dei settori produttivi: da Paese industriale a Paese post-industriale
- Come confrontare due grafici dei settori produttivi di Paesi o periodi diversi
Altri grafici
Interpretare il grafico: Paese ad economia avanzata (post-industriale)
Prendiamo in esame due grafici, uno dell'Italia, l'altro del Lazio.
Primo caso: Italia
Il grafico mostra che gli impiegati nel settore terziario sono il 67,8% del totale (più del 50%); nel secondario lavora il 28,5% degli impiegati; nel primario il 3,7%.
Il fatto che nel terziario lavori più del 50/60% dei lavoratori significa che lo Stato ha un'economia basata sui servizi e non sull'agricoltura o sull'industria. Più della metà della popolazione lavorativa è impiegata nel commercio, nella burocrazia, nella sanità, nei settori informatici e strategici.
Invece, una piccolissima percentuale lavora nell'agricoltura e utilizza necessariamente una serie di tecnologie avanzate per la semina, la crescita e la raccolta dei prodotti (e ciò vale anche per allevamento, pesca e superfici boschive).
L'agricoltura è molto sviluppata: la superficie agraria è molto estesa ma viene coltivata grazie ad una meccanizzazione crescente (il prodotto aumenta, i dipendenti diminuiscono).
Il settore industriale, infine, occupa all'incirca un quarto della popolazione attiva: anche in questo caso le industrie sono presenti e numerose, ma la produzione è alta grazie alla meccanizzazione e informatizzazione dei sistemi.
In sintesi, il numero degli impiegati nell'agricoltura e nell'industria cala; il numero degli impiegati nel settore terziario aumenta. Questa è una linea tendenziale che, però, è sottoposta a variazioni in base all'andamento economico: nei periodi di crisi ci possono essere movimenti contrari a quelli indicati (come accade in questi anni: vedi il grafico animato in questo articolo).
Un'economia di questo tipo viene chiamata "post-industriale" proprio perché la maggioranza della popolazione è impiegata nel settore terziario e nel terziario avanzato. Questo grafico è tipico dei Paesi europei, americani o asiatici industrializzati da lungo tempo oppure di industrializzazione recente ma avanzata (Tigri asiatiche).
Secondo caso: Lazio (economia quasi del tutto post-industriale)
Simile al precedente, il grafico del Lazio ci permette di inquadrare una situazione estrema: si tratta di una economia basata quasi esclusivamente sui servizi. Il settore terziario impiega l'84% della popolazione attiva, l'industria il 15% circa, l'agricoltura l'1,1%.
In effetti, il Lazio è sede di tutti gli organi governativi italiani, regionali, provinciali e della città di Roma. L'economia del Lazio è quindi caratterizzata dalla presenza di molti "uffici", ma anche di strutture ricettive (alberghi, villaggi...) e di strutture logistiche (stazioni, aeroporti...).
Il grafico del Lazio è tipico di alcune regioni o di alcuni Stati ad economia post-industriale estrema, in cui, quasi per assurdo, l'economia è guidata quasi esclusivamente dal settore terziario, con un minimo apporto del settore industriale ed agricolo.
Questi grafici sono tipici dei Paesi con un ISU molto elevato (Nord-Europa in particolare).