Fonte di partenza

"Chi odio? Gli ebrei, mi verrebbe da dire, ma il fatto che stia cedendo così servilmente alle istigazioni di quel dottore austriaco (o tedesco) dice che non ho nulla contro i maledetti ebrei. <>Degli ebrei so solo ciò che mi ha insegnato il nonno: - Sono il popolo ateo per eccellenza, mi istruiva. Partono dal concetto che il bene deve realizzarsi qui, e non oltre la tomba. Quindi operano solo per la conquista di questo mondo.

Gli anni della mia fanciullezza sono stati intristiti dal loro fantasma. Il nonno mi descriveva quegli occhi che ti spiano, così falsi da farti illividire, quei sorrisi viscidi, quelle labbra da iena rialzate sui denti, quegli sguardi pesanti, infetti, abbrutiti, quelle pieghe tra naso e labbra sempre inquiete, scavate dall'odio, quel loro naso come il beccaccio di un uccello australe... E l'occhio, ah, l'occhio... Ruota febbrile nella pupilla dal colore di pane abbrustolito e rivela malattie del fegato, corrotto dalle secrezioni prodotte da un odio di diciotto secoli, si piega su mille piccole rughe che si accentuano con l'età, e già a vent'anni il giudeo sembra avvizzito come un vecchio. Quando sorride, le palpebre gonfie gli si socchiudono al punto da lasciare appena una linea impercettibile, segno di astuzia, dicono alcuni, di lussuria, precisava il nonno... E quando ero abbastanza cresciuto da capire, mi ricordava che l'ebreo, oltre che vanitoso come uno spagnolo, ignorante come un croato, cupido come un levantino, ingrato come un maltese, insolente come uno zingaro, ingrato come un maltese, insolente come uno zingaro, sporco come un inglese, untuoso come un calmucco, imperioso come un prussiano e maldicente come un astigiano, è adultero per foia irrefrenabile - dipende dalla circoncisione, che li rende più erettili, con una sproporzione mostruosa tra il nanismo della corporatura e la stazza cavernosa di quella loro escrescenza semimutilata.

Io, gli ebrei, me li sono sognati ogni notte, per anni e anni.

Per fortuna non no ho mai incontrati, tranne la puttanella del ghetto di Torino, quand'ero ragazzo (ma non ho scambiato più di due parole), e il dottore austriaco (o tedesco, fa lo stesso)."

(Umberto Eco, Il cimitero di Praga, Bompiani, pp. 11-12).

La citazione del romanzo è riportata nel rispetto delle leggi vigenti sul diritto d'autore (Legge n. 633 del 22 aprile 1941 e successive modifiche).

Analisi del testo

Il testo riporta un estratto delle prime pagine del diario di Simone Simonini, il protagonista del romanzo. Come negli articoli precedenti, partiamo dall'analisi del testo.

  1. Il testo procede con rapide pennellate: cinque capoversi, di cui quattro brevissimi!
  2. Il primo capoverso è quasi una sorta di excusatio: il fatto che il protagonista stia seguendo una cura psicologica consigliata da un ebreo austriaco quasi lo legittima a ritenersi immune da pregiudizi. "Non ho nulla contro i maledetti ebrei": una frase che già da sola basterebbe a classificare tutto il testo.
  3. Il secondo capoverso rivela l'origine delle conoscenze di Simone sugli ebrei: suo nonno. Una conoscenza davvero "empirica", basata sull'esperienza "personale"!
  4. Il terzo capoverso vorrebbe descrivere gli ebrei. La prima metà ne descrive l'aspetto fisico, tutto basato sugli occhi e sullo sguardo (ovviamente diabolici). La seconda metà ne descrive il carattere senza descrivere gli ebrei: tutto si snoda attorno ad una serie di similitudini basati sull'associazione tra vizio e nazionalità. Verrebbe da dire che gli ebrei sono l'accumulo dei peggiori difetti di ogni popolo della terra!
  5. Il quarto capoverso peggiora quanto anticipato al secondo capoverso. Pur non avendo conosciuto nemmeno un ebreo, i racconti del nonno devono aver fatto proprio una brutta impressione a Simone, se davvero li ha sognati ogni notte!
  6. Il quinto capoverso ribadisce che Simone non ha mai conosciuto un ebreo, tranne che una prostituta (con cui non ha nemmeno intessuto un dialogo).

Possiamo infine rilevare che qui si ripetono gli aspetti illustrati negli articoli relativi ai luoghi comuni sui tedeschi e sui francesi:

  • esagerazione;
  • unicità del punto di vista: chi parla basa il proprio discorso solo e solamente sulla propria esperienza, o al massimo su quella di suoi simili (parenti o connazionali),
  • mancanza di fonti: negli articoli precedenti si è notato che erano presenti almeno una citazione o un esempio. Qui non viene offerto nessun nome o fatto che presenti positivamente gli ebrei;
  • pretesa esperienza: ciò che ha vissuto e detto, vive o dice, vivrà o dirà il protagonista deriva solo e solamente dall'esperienza concreta, che è palesemente assente perché Simone non ha mai conosciuto un solo ebreo (la prostituta non fa testo: poteva essere di qualunque nazionalità; il dottore nemmeno, per gli stessi motivi).

Spunti di riflessione

La Shoah è un evento storico: è accaduto veramente.

Noi ricordiamo la Shoah proprio per conservare memoria del fatto che i pregiudizi nei confronti di un intero popolo, piano piano, lentamente, si insinuano dalla bocca alla mente al cuore fino all'anima. E non ci si rende conto dei piccoli, infinitesimali passaggi che ciascuno compie in direzione della distruzione delle caratteristiche umane. Disumanizzare gli ebrei autorizza a non considerarli, non considerarli autorizza a evitarli, evitarli autorizza a emarginarli, emarginarli è già escludere, uccidere è la conclusione dell'esclusione, incenerire è eliminare ogni traccia di delitto. Dimenticare è dimostrare o far finta che tutto ciò non sia accaduto.

Per evitare tutto ciò, occorre partire dalla radice: per non dimenticare occorre estirpare alla radice i pregiudizi.

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