In Le città più popolose del mondo: considerazioni, già è stata illustrata la problematica delle dieci o venti città più popolose del mondo nel 2008. Come accennato in quella sede, sarebbe interessante esaminare i cambiamenti intercorsi tra una data precedente e quella attuale. Tale confronto può rivelarci delle dinamiche che stanno riguardando l'andamento demografico particolare e globale.

Esaminiamo dunque le due carte geografiche (disegnate con KDE Marble, sono disponibili per il download con la preghiera di citare la fonte):

  1. la prima mostra le dieci città più popolose nel 1960;
  2. la seconda mostra le dieci città più popolose nel 2008.

Planisfero con le dieci città più popolose al mondo nel 1960

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Planisfero con le dieci città più popolose al mondo nel 2008

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Come nell'articolo già citato prima, anche qui procediamo all'analisi attraverso la compilazione di una tabella.

Confronto tra le prime dieci città più popolose in due diversi anni
ContinentePrime dieci città nel 1960Prime dieci città nel 2008
Africa - 1 (10%)
America del Nord 2 (20%) -
America del Sud 1 (10%) 1 (10%)
Asia 3 (30%) 6 (60%)
Australia - -
Europa 4 (40%) 2 (20%)

Procediamo con una seconda tabella.

Confronto tra le prime dieci città più popolose in due diversi anni
ContinenteDal 1960 al 2008 il numero delle dieci città più popolose
Africa, Asia cresce
America del Sud rimane uguale
America del Nord, Europa diminuisce

Che cosa sta succedendo nelle classifiche mondiali delle città più popolose?

  1. È evidente che cresce il numero di città molto popolose in Africa e soprattutto in Asia (qui il numero di città della classifica in esame, in 50 anni, è raddoppiato).
  2. Sembra che in America Latina non stia accadendo nulla, invece anche qui abbiamo una modificazione, giacché cambiano le città popolose ed aumenta il loro numero (soprattutto se si allarga lo sguardo alle prime venti o trenta città).
  3. I numeri si dimezzano in Europa (da quattro a due) e in America del Nord (da due a zero).

Perché stanno avvenendo cambiamenti così netti?

Possiamo annoverare due possibili cause che danno risultati incrociati.

1. Negli Stati occidentali (quindi in Europa e in America del Nord):

  • la popolazione si è stabilizzata e spesso è in calo;
  • l'urbanizzazione si è arrestata: se fino al 1950 tutti gli Stati industrializzati hanno visto crescere la popolazione che si è spostata dalle campagne verso la città, dal 1950 al 1980 il flusso si è arrestato, e ora perfino si ha il flusso dalle metropoli verso le città periferiche, più piccole, più gestibili, con maggiori spazi verdi e servizi più a misura d'uomo (per non parlare dei prezzi degli affitti, dei servizi...). Pertanto, le città più popolose non sono più cresciute, oppure sono aumentate di un numero minimo di abitanti;
  • l'unione di questi due fattori ha determinato, in conclusione, la stabilizzazione o il leggero calo del numero di abitanti nelle città popolose (anche perché le metropoli sono diventate sempre più invivibili per motivi di inquinamento, di spostamento, ecc.). Dal 1960 ad oggi, pertanto, non è aumentato il numero di città popolose in Europa e in America del Nord.

2. Nei Paesi in Via di Sviluppo (quindi in America Latina, Africa e Asia):

  • la popolazione, dal 1950 ad oggi, è in forte crescita, spesso di due o tre volte rispetto a tale data;
  • l'urbanizzazione, molto lenta fino al 1950, è stata rapida e intensa: prima del 1950 in molti Stati il 60-90% della popolazione abitava in campagna; oggi, invece, molti Stati hanno raggiunto il 60-70% di urbanizzazione. Le città, quindi, sono cresciute a dismisura nel numero e nella dimensione (e spesso anche in modo incontrollabile, giacché le periferie sono sterminate e popolate da poveri profughi in cerca di un riscatto: si pensi alle favelas o alle bidonvilles...);
  • l'unione tra boom demografico e intensa urbanizzazione ha avuto come conseguenza la crescita esponenziale delle dimensioni delle città e del numero di città popolose.

Quali le prospettive future?

Le tendenze illustrate per gli Stati occidentali e per i Paesi in Via di Sviluppo continueranno più o meno uguali sino al 2040/2050. Tuttavia, oggi stanno intervenendo dei cambiamenti:

  1. negli Stati occidentali, aumenta l'immigrazione e forse c'è una ripresa demografica. Pertanto, le città dovrebbero continuare a crescere (ma è probabile che cresceranno le città piccole e medie, mentre quelle grandi rimarranno costanti o continueranno a perdere abitanti);
  2. nei Paesi in via di Sviluppo, cresce ancora l'urbanizzazione e la popolazione, ma in molti Paesi
  • si stanno attuando politiche di controllo della natalità per evitare gli effetti negativi (economici e sociali) della crescita,
  • si sta tentando di spostare la popolazione dalle zone di più intensa urbanizzazione verso quelle di minora urbanizzazione.

Insomma, le classifiche mondiali continueranno a vedere lo slittamento verso il basso delle metropoli occidentali e il primato delle città asiatiche, africane e latinoamericane. Niente di che essere proprio contenti: la perdita di ruolo delle metropoli occidentali non porterà sempre effetti negativi, così come la concentrazione di miseri e diseredati nelle città del Terzo Mondo non farà altro che acuire i conflitti sociali. Ma lasciamo le profezie negative ai catastrofisti: certamente ogni Stato perseguirà gli interessi della maggioranza della popolazione, e questo fa ben sperare.

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