• Periodo: Ventennio fascista (1922-1943)
 
 
 
 
1922-1933

Contesto storico

Dal 28 ottobre 1922 in Italia si afferma il Fascismo, che nell'arco di un biennio modifica radicalmente l'assetto del Paese.

Nel generale silenzio (se non con la tacita approvazione) del re Vittorio Emanuele III di Savoia, la monarchia costituzionale diventa un regime totalitario, in cui ogni aspetto della vita pubblica e privata è meticolosamente controllato dal Duce, Benito Mussolini, attraverso il Partito Nazionale Fascista e le nuove sovrastrutture.

Con la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922 i fascisti inducono il re d'Italia Vittorio Emanuele III a far nominare Benito Mussolini (fondatore dei Fasci di combattimento, quindi del Partito Nazionale Fascista) a formare un nuovo governo.

Mussolini lavora per la graduale “fascistizzazione” dello Stato: costituisce il Gran consiglio del fascismo, nonché un esercito privato; istituzionalizza le squadre punitive.

Nel 1924 indice le elezioni politiche, svolte il 6 aprile. A fine maggio il socialista Giacomo Matteotti ne denuncia i brogli e le intimidazioni. Il 10 giugno 1924 Matteotti viene rapito. Il suo corpo viene ritrovato esanime il successivo 16 agosto.

Nella convinzione di portare alla crisi di governo, i partiti antifascisti inaugurano senza successo la "secessione dell'Aventino", cioè non partecipano alle sedute del Parlamento.

Il 3 gennaio 1925 Mussolini in Parlamento si dichiara responsabile dell'omicidio di Giacomo Matteotti.

Da questo giorno il Parlamento non viene più convocato ed è completamente esautorato a vantaggio del Gran consiglio del Fascismo e di altri organi di nuova istituzione.

1922-1943

Il Gran consiglio
del fascismo

Una delle principali innovazioni costituzionali subito inaugurate da Mussolini è rappresentata dall'istituzione del Gran consiglio del fascismo.

La prima riunione dei principali gerarchi fascisti si tiene il 15 dicembre 1922, mentre la prima seduta ufficiale del Gran consiglio del fascismo avviene poco meno di un mese dopo, il 12 gennaio 1923. La costituzione formale risale alla fine del 1928.

Nei primi anni del regime il Gran consiglio del fascismo sottrae al Parlamento il compito di formulare le leggi da sottoporre al Consiglio dei Ministri, che si avvale del Gran consiglio come organo consultivo.

Con l'andare del tempo il Gran consiglio viene svuotato dei suoi poteri, sempre più concentrati nelle mani del Duce.

Prima del 24 luglio 1943, la sua ultima seduta avviene il 7 dicembre 1939. La decisione di entrare nella Seconda Guerra Mondiale e tutte le fasi successive sono prese direttamente da Mussolini senza consultare il Gran consiglio.

 
 
 
 
 
 
 
 
1933-1943

L'Italia
persegue una politica imperialista e militarista

Mussolini e i suoi gerarchi scelgono di condurre una politica militarista e aggressiva per il controllo del Mediterraneo in funzione antibritannica.

Nello stesso tempo il nazista Adolf Hitler, grande ammiratore di Benito Mussolini, diviene cancelliere tedesco il 28 gennaio 1933 e inizia il suo avvicinamento all'Italia.

Mussolini e Hitler stringono una serie di accordi sempre più vincolanti.

Dal 1935 Mussolini conduce l'Italia in un crescente numero di operazioni militari per conquistare l'Etiopia (1935) e l'Albania (1939), nonché a sostegno di Francisco Franco in Spagna (1936-1939).

A partire dal 1933 si consolida il legame con il regime nazista instaurato da Adolf Hitler in Germania, fino alla firma del Patto d'Acciaio (22 maggio 1939).

Dal 1° settembre 1939

La difficile
posizione dell'Italia
nella Seconda Guerra Mondiale

Quando il 1° settembre 1939 Hitler invade la Polonia, Mussolini rimane interdetto per non essere stato preventivamente informato. Benché obbligato dai trattati a entrare in guerra, traccheggia, finché il 10 giugno 1940 rompe gli indugi e dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna.

Per smarcarsi da Hitler e ottenere vantaggi personali e territoriali autonomi, Mussolini conduce una spregiudicata strategia di aggressione nei Balcani e in Africa soprattutto a danno della Gran Bretagna, con l'obiettivo di ottenere la supremazia nel Mediterraneo.

In realtà, l'esercito italiano è assolutamente impreparato e i suoi mezzi sono inadeguati, sicché l'attacco in Grecia subisce fin da subito battute di arresto e sbandate, mentre il piano di invasione dell'Egitto viene messo a dura prova dalla reazione inglese.

Un piano ben congegnato della Royal Air Force e della Marina britannica, peraltro, infligge una sonora sconfitta a Mussolini con l'attacco al porto di Taranto, ritenuto inattaccabile e sicurissimo. La "notte di Taranto", avvenuta appena cinque mesi dopo l'ingresso dell'Italia in guerra (cioè tra l'11 e il 12 novembre 1940), porta allo scoperto l'impreparazione e l'inadeguatezza militare e infrastrutturale italiana e determina l'indebolimento della Marina militare, fino ad allora l'unica forza in grado di procurare vantaggi.

L'11 giugno 1943 Pantelleria si arrende agli Alleati, che il 10 luglio sbarcano in Sicilia, avanzando rapidamente in direzione della Penisola.

 
 
 
 
 
 
 
 
16-20 luglio 1943

La situazione
precipita

Lo sbarco degli Alleati in Sicilia smaschera definitivamente le debolezze della propaganda fascista, assai contrastante con l'effettiva preparazione militare, economica e morale dell'Italia e con l'incredibile catena di sconfitte e di insuccessi.

La lunga serie di fallimenti induce alcuni gerarchi a incontrare Mussolini per chiedergli di convocare il Gran consiglio, affinché in questa sede si possano decidere i provvedimenti utili per coordinare le forze e difendersi dall'avanzata degli Alleati lungo la penisola.

Tra il 16 e il 19 luglio gli aerei alleati lanciano diversi volantini sulle città italiane. A Roma, in particolare, nella notte tra il 18 e il 19 viene effettuato un volantinaggio massivo per annunciare il bombardamento della città, imminente a dispetto della contraria propaganda fascista.

A partire dalle 11, per la prima volta nella sua storia, la capitale viene colpita da 456 bombe lanciate dagli Alleati. Ciascuna pesa 226 kg circa. L'attacco, inizialmente diretto alle infrastrutture ferroviarie, provoca moltissimi danni nei quartieri San Lorenzo, Prenestino, Tiburtino e Tuscolano. Si contano circa 3.000 vittime e migliaia di sfollati.

Alle 15:00 il re Vittorio Emanuele III e papa Pio XII, senza alcun preventivo coordinamento, visitano le aree bombardate della capitale; non si incontrano per un soffio.

Concordato il 17 luglio, l'incontro tra Mussolini e Hitler si svolge a Feltre (Belluno) il 19 luglio. Proprio durante l'incontro Mussolini apprende che Roma è sotto il bombardamento degli Alleati, notizia che si aggiunge a tutte quelle funeste già avvenute. Hitler non se la passa molto meglio, con il fallimento dell'attacco contro l'URSS e con l'inizio dell'avanzata russa in direzione della Germania.

A partire dal 20 luglio Dino Grandi prepara un ordine del giorno per la prossima seduta del Gran consiglio. Questo ordine del giorno viene condiviso nei giorni successivi con altri gerarchi del Partito.

21 luglio 1943

Mussolini
convoca il Gran consiglio

Mentre gli Alleati entrano a Caltanissetta e ad Enna, Mussolini convoca il Gran consiglio per il 24 luglio alle ore 17:00.

 
 
 
 
 
 
 
 
22 luglio 1943

Gli eventi
del 22 luglio

Al mattino Vittorio Emanuele III riceve in udienza Mussolini, che aggiorna il re sul precedente incontro con Hitler a Feltre.

Dalle 17:30 alle 18:45 Mussolini riceve Dino Grandi a Palazzo Venezia.

Nel corso della giornata gli Alleati entrano a Palermo, ad Augusta e a Catania e si dirigono verso Messina.

Di fronte all'avanzata degli Alleati e all'inazione del Governo, aumenta l'avversione al regime e al Duce e gli italiani discutono sempre più delle sorti della guerra: arrendersi? combattere ancora? trattare?

24 luglio, entro le 17

I gerarchi
arrivano a Palazzo Venezia

Uno dopo l'altro i gerarchi fascisti convocati per la seduta del Gran consiglio raggiungono Palazzo Venezia e accedono nella sala del Pappagallo, in cui sono sempre avvenute le riunioni.

Duce (e Presidente)

  • Benito Mussolini

Segretario (del Partito e del Gran consiglio)

  • Carlo Scorza

Quadrumviri della Marcia su Roma

  • Emilio De Bono
  • Cesare Maria De Vecchi

Presidenti del Senato e della Camera

  • Giacomo Suardo
  • Dino Grandi

Ministri

  • Giacomo Acerbo
  • Carlo Alberto Biggini
  • Tullio Cianetti
  • Alfredo De Marsico
  • Carlo Pareschi
  • Gaetano Polverelli

Sottosegretari

  • Umberto Albini
  • Giuseppe Bastianini

Altri ruoli

  • Dino Alfieri
  • Giovanni Balella
  • Annio Bignardi
  • Giuseppe Bottai
  • Galeazzo Ciano
  • Roberto Farinacci
  • Luigi Federzoni
  • Ettore Frattari
  • Enzo Galbiati
  • Luciano Gottardi
  • Guido Buffarini Guidi
  • Giovanni Marinelli
  • Edmondo Rossoni
  • Alberto de' Stefani
  • Antonino Tringali Casanuova

Fin dal 1923 Palazzo Venezia è stata la sede deputata ad accogliere le riunioni del Gran consiglio del fascismo. Dal 1929 divenne anche la sede ufficiale di Mussolini.

 
 
 
 
 
 
 
 
Dalle 17:15
del 24 luglio
fino alle 2:40
del 25 luglio

L'ultima
lunga seduta
del Gran consiglio

Mussolini entra nella sala del Pappagallo alle ore 17:15.

In molti hanno tentato di ricostruire quanto avvenuto nel corso della lunghissima seduta del Gran consiglio del fascismo, tuttavia l'impresa risulta piuttosto ardua per due motivi:

  1. per tradizione non veniva mai steso un verbale della riunione, a parte un breve comunicato ufficiale sulle decisioni prese;
  2. nei giorni, anni e decenni successivi, ognuno dei presenti ha dato una propria versione dei fatti per mettere in buona luce la propria persona; ne consegue che spesso le ricostruzioni sono tra loro in contrasto oppure lasciano delle aree grigie.

Un fatto è certo: alle 2:30 viene messo al voto l'ordine del giorno proposto da Grandi e Bottai, che mira a rassegnare nelle mani del re il comando militare.

La maggioranza dei sì a favore dell'ordine del giorno proposto da Grandi e Bottai determina (volutamente o no) la fine del fascismo e inaugura un periodo di maggiore incertezza.

Nessuno, naturalmente, ha chiare in mente le reali conseguenze della caduta del Duce, del ritorno allo Statuto albertino e, soprattutto, delle sorti della guerra.

24-25 luglio

Anomalie
e particolarità dell'ultima seduta

Convocato ben oltre tre anni dalla sua ultima riunione, quella del 25 luglio è una seduta piuttosto singolare per espressa volontà di Mussolini, che mira a tenere riservata la riunione e che "rompe il protocollo" da diversi punti di vista.

La convocazione del Gran consiglio era sempre fissata per le 22; in questo caso la seduta fu programmata per le 17.

La seduta del Gran consiglio era sempre preceduta da un annuncio ufficiale della convocazione. Questa volta la riunione non è anticipata da alcun comunicato stampa, rimanendo così riservata e nota ai soli partecipanti.

Per tutta la durata della seduta veniva sempre issato il gagliardetto del Partito Nazionale Fascista sul balcone di Palazzo Venezia. In questa occasione ciò non avviene per esplicita volontà del Duce.

È sempre Mussolini a non volere la presenza dei moschettieri a guardia del Palazzo, contrariamente a quanto sempre accaduto nelle precedenti occasioni.

Mussolini ordina pure ai reparti militari di non presidiare il Palazzo, differentemente dalla tradizione invalsa fino a quel momento in ogni seduta del Gran consiglio.

Rappresenta un vero e proprio mistero il mancato ritrovamento del verbale, perché secondo alcuni un puntuale resoconto viene effettivamente steso da Federzoni. Pare, in realtà, che più persone (compreso lo stesso Mussolini) abbiano preso nota o appunti delle diverse dichiarazioni e posizioni emerse in quella seduta. Allo stato attuale non è stato individuata nessuna fonte certa.

In tutta la storia del Gran consiglio non è mai avvenuto che si decidesse in anticipo un ordine del giorno; esso semmai veniva formulato da Mussolini stesso alla fine della seduta. Men che mai l'ordine del giorno veniva votato, in quanto il Gran consiglio era un ordine meramente consultivo, non legislativo né esecutivo. Ciononostante, Mussolini il 16 luglio aveva accolto le istanze dei gerarchi, il 21 luglio aveva convocato il Gran consiglio e alla fine della seduta ha accettato di mettere al voto l'ordine del giorno preparato da altri. Era forse pienamente consapevole che il regime era giunto alla fine?

 
 
 
 
 
 
 
 
25 luglio,
fino alle 17:00

Mussolini
lavora e opera regolarmente

Al mattino al generale Pietro Badoglio viene affidato l'incarico di formare un nuovo governo.

Per tutta la giornata Mussolini continua a operare come se nulla fosse accaduto.

25 luglio,
dalle 17:00
alle 17:20

Colloquio
di Mussolini
con il re
Vittorio Emanuele III

Mussolini si reca a Villa Savoia per tenere un colloquio con il re. Questi gli comunica ufficialmente di aver affidato a Badoglio l'incarico di formare un nuovo governo.

Il colloquio è brevissimo: dura appena 20 minuti.

 
 
 
 
 
 
 
25 luglio,
ore 17:30

Mussolini
viene arrestato

Su ordine del re, i Carabinieri arrestano Benito Mussolini mentre al termine del colloquio esce da Villa Savoia.

Il 25 luglio 1943 Vittorio Emanuele III di Savoia dà inizio alla dittatura militare capeggiata da Badoglio.

Leggi l'approfondimento e guarda il video Benito Mussolini: l'arresto del dittatore

Bibliografia consultata

  • E. Gentile, 25 luglio 1943, Gius. Laterza & Figli Spa, 2018
  • Idem, Storia del fascismo, Gius. Laterza & Figli Spa, 2022
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