Guida passo passo alla corretta interpretazione dei grafici dei settori economici

Interpretare un grafico dei settori economici è apparentemente facile. Al contrario, ci sono alcuni elementi che possono portare a degli errori di lettura e comprensione. Segui questa guida.

La ricerca condotta per ottenere i dati sugli impiegati nei settori primario, secondario e terziario in Italia negli ultimi anni è la migliore occasione per un chiarimento sulla metodologia di insegnamento e di apprendimento dei dati impiegati nella geografia economica.

Fonte dei dati e calcolo: problemi e criteri di lettura e di confronto

Su questo sito, nella categoria dedicata ai settori economici del 2017, sono disponibili duecentocinquanta (250) areogrammi che riportano la percentuale degli occupati nei tre settori dell’economia per ciascuno Stato del mondo, con un maggior dettaglio per l'Italia (questi ultimi saranno pubblicati a breve):

  1. ventotto grafici relativi all’Italia derivano da dati ISTAT, tuttavia
    1. un grafico dell’Italia e i grafici delle cinque macroregioni italiane sono prodotti con dati della serie storica ricostruita, pubblicati nel 2022 (vedi il seguente paragrafo 1);
    2. i grafici delle venti regioni italiane e delle due province autonome del Trentino-Alto Adige sono prodotti con dati pubblicati nel 2018 non soggetti a ricostruzione storica (vedi il seguente paragrafo 2);
  2. duecentoventuno grafici relativi agli Stati diversi dall’Italia e un grafico relativo all'intera popolazione mondiale sono prodotti con dati tratti dal sito statunitense della CIA (vedi il seguente paragrafo 3).

Poiché i grafici del 2017 riportano dati ottenuti da due fonti e con tre diversi calcoli, l’uso didattico di questi areogrammi richiede alcuni accorgimenti, meglio esplicitati di seguito.

1) Dati ISTAT del 2017 della serie storica ricostruita: Italia e macroregioni

I dati utilizzati per generare i grafici degli impiegati nei tre settori in Italia e nelle cinque macroregioni (Nord, Nord-ovest, Nord-est, Centro, Meridione) sono tratti dal datawarehouse istituzionale dati.istat.it (link esterno). Essi:

  • sono disponibili senza arrotondamento;
  • fanno parte di una serie storica ricostruita, cioè rielaborata in ottemperanza al Regolamento UE 2019/1700 (link esterno), approvato il 10 ottobre 2019.

Questo Regolamento ha dettato nuove norme per uniformare i dati e gli indicatori statistici negli Stati aderenti all’Unione Europea, in funzione di un nuovo quadro comune per le statistiche europee sulle persone e sulle famiglie. Per tali motivi, a partire dal 1° gennaio 2021 l’ISTAT non soltanto elabora le nuove statistiche secondo questi criteri, ma ha anche rielaborato i dati degli anni precedenti per ottenere dati conformi a questa norma.

Propongo di seguito un confronto tra i dati nazionali pubblicati nel 2018 e quelli rielaborati nella ricostruzione storica. Per rendere l’idea della minima variazione, in entrambe le colonne riporto tra parentesi la percentuale con tre posizioni decimali.

Confronto tra i dati relativi al 2017, pubblicati nel 2018 e rielaborati nella serie storica ricostruita nel 2022 (tutti con arrotondamento alle migliaia)
Settore economicoDati del 2017 (pubblicati nel 2018)Dati del 2017 (rielaborati nella serie storica ricostruita nel 2022)
Primario 871 ( 3,783%) 859 ( 3,777%)
Secondario 5986 ( 26,000%) 5906 ( 25,977%)
Terziario 16164 ( 70,208%) 15969 ( 70,239%)
Totale 23023 (100,000%) 22735 (100,000%)

Come si può notare, tra i dati delle due serie si registra una tolleranza minima (non oltre ± 0,03%). Di ciò bisogna tener conto se si vuole confrontare il grafico nazionale o quello macroregionale con uno o più grafici regionali (di quest'ultimi si dice al punto successivo).

2) Dati ISTAT del 2017 non soggetti a ricostruzione storica: regioni e province autonome

I dati utilizzati per generare i grafici degli impiegati nei tre settori di ogni regione italiana e delle due province autonome del Trentino-Alto Adige non sono disponibili nel datawarehouse istituzionale dati.istat.it (link esterno). Essi sono reperibili su una pubblicazione (link esterno) dello stesso istituto di statistica ma

  • sono pubblicati con arrotondamento alle migliaia;
  • non sono stati adeguati al suddetto Regolamento UE 2019/1700 (link esterno).

Per via di quanto detto nel precedente paragrafo, tra i dati nazionali/macroregionali e quelli regionali si registra una tolleranza ampiamente accettabile (generalmente ±0,03%, in un solo caso ±0,06%). Di queste variazioni bisogna tener conto in caso di confronto tra uno o più grafici regionali e grafico nazionale o macroregionale.

3) Dati CIA del 2017: come confrontare i grafici italiani con quelli degli altri Stati

Come anticipato sopra, dai dati forniti dalla CIA dipendono i grafici che rappresentano i dati del 2017 relativi agli impiegati nei tre settori in tutti gli Stati diversi dall’Italia.

La differenza di calcolo tra ISTAT e CIA emerge chiaramente se si prende visione della pagina che riporta i grafici dell’Italia:

  • nel settore primario, il grafico prodotto con i dati statunitensi mostra un valore del 2,10%, contro il 3,78% restituito dall’ISTAT;
  • nel settore secondario, i dati statunitensi presentano il 23,92%, mentre quelli italiani il 26,00%;
  • nel settore terziario, abbiamo rispettivamente il 70,22% e il 73,97%.

Quale dei due grafici è quello corretto? Entrambi. La risposta non è assurda: CIA e ISTAT utilizzano gli stessi dati, tuttavia li elaborano in modo differente, con risultati diversi ma entrambi coerenti con il metodo di calcolo prescelto.

Da tutto ciò deriva una semplice osservazione: il confronto tra i grafici dell’Italia e delle sue regioni (realizzati su database ISTAT) con quelli degli altri Stati (realizzati su database CIA), suggerito nelle pagine di questo sito, va fatto dopo questa opportuna e preliminare premessa metodologica, in quanto i dati da confrontare non derivano dalla stessa fonte.

4) Chiarimenti sull’innovazione del 2018: dal “censimento generale” al “censimento permanente”

Per una rappresentazione precisa della realtà sociale o economica, qualsiasi istituto statistico dovrebbe raccogliere dati a scadenze prefissate (per esempio il 31 dicembre di ogni anno). Questa circostanza si verificava puntualmente in occasione del censimento decennale, sicché siamo in possesso di dati circostanziati di decennio in decennio. Ci sarebbe bisogno di un censimento annuale, il che è improponibile, perché ciò richiede importanti investimenti per la sostenibilità economica della stampa, del personale, delle strutture informatiche, dei tempi di elaborazione, eccetera.

Ora, l’ultimo censimento decennale della popolazione si è tenuto in Italia nel 2011. Con un'innovazione normativa, è stata interrotta la serie di censimenti decennali avviata nel 1861: dal 2018, infatti, non si procede più al censimento generale della popolazione, visto che siamo entrati in una "fase statistica" diversa. Dal 2018, infatti, l’ISTAT procede con il censimento permanente della popolazione, con cadenza annuale. In termini più espliciti, non si considera più l'intera popolazione residente sul territorio nazionale, ma di essa si seleziona annualmente un campione, cioè una parte rappresentativa della popolazione totale. Su questa selezione vengono elaborati dati che restituiscono il quadro sociale o economico dell’Italia, con un minimo margine di errore.

Di questo bisogna tener conto nella lettura dei grafici economici dal 2018 in poi, che si ha in progetto di pubblicare su questo sito nel prossimo periodo su base dati ISTAT.

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